La prima edizione bergamasca del percorso “ICARE – mi sto a cuore” si è conclusa da qualche settimana, ma sono ancora vive le emozioni e le riflessioni nate in quelle calde serate estive.

Ci siamo detti che starsi a cuore è un dovere che ognuno di noi ha verso se stesso, ma è anche una sfida non indifferente nel mondo in cui siamo chiamati a vivere: costantemente in affanno, impegnati a nascondere i nostri limiti, desiderosi di essere altro da ciò che siamo, in preda ad un tempo che è tiranno, in continua lotta per la difesa dei nostri confini personali… che fatica!

Quel che è emerso già dalla prima serata è che questa fatica la facciamo in tanti, non riguarda solo noi, e condividere gli sforzi, le strategie fallimentari e quelle invece di successo è fondamentale per rinforzarsi e tornare in pista.

Starsi a cuore è guardarsi con benevolenza, considerare i nostri limiti come parte di noi, lo dice bene Fabrizio Moro: “Cosa rende umani se non il limite?”. La condivisione di questi limiti è ciò che ci fa sentire meno soli, meno diversi, ma anche buffi e speciali.

S’è parlato di autostima, di come coltivarla, di quanto conti il proprio sguardo sulle cose prima di quello altrui. A questo aspetto si lega l’assertività, ovvero quella capacità di saper far valere i propri confini ed il proprio pensiero senza essere né aggressivi, né passivi, leali quindi con sé stessi e con l’altro. Si tratta di una capacità sulla quale spesso occorre lavorare ma che, quando riusciamo ad attivare, ci permette di stare davvero meglio nelle relazioni.

E poi lo spazio, quello fisico e quello relazionale che se gestiti bene possono essere fonte di benessere e di nuove energie.

Infine il tempo… quale grande tema è oggi quello del tempo. “non ho mai tempo di fare niente”, “vorrei giornate di 32 ore”, “vorrei più tempo per me”, quante volte il nostro modo di gestirlo non ci soddisfa, quante volte lo riempiamo di tante cose dimenticandoci di come sia prezioso il tempo vuoto. A volte occorre l’occasione di fermarsi e guardarsi da fuori: cosa riempie le nostre vite? Cosa è necessario? Di cosa vorrei liberarmi? Basta poco a volte per tornare a respirare.

Ebbene è stato un viaggio di quattro serate intenso ed appassionato. Giunti al traguardo ci siamo resi conto del fatto che la più grande sfida infondo è proprio quella con noi stessi, ed è per questo che abbiamo scelto di concludere questa edizione con un momento di ascolto de “Il pubblico sei tu” di Mario Venuti, “la cosa più difficile tu possa a immaginare è riuscire a diventare ciò che sei”.

Con le colleghe Moira Bani e Alessandra Liuzzo abbiamo in programma di proporre, in autunno, la seconda edizione; abbiamo già delle richieste e questo ci riempie il cuore di gioia e di energia: starsi a cuore è davvero sempre la scelta migliore!